miércoles, 15 de junio de 2016

LOS OBISPOS PODRÁN SER DESTITUIDOS POR NEGLIGENCIA EN EL CASO DE ABUSO



CARTA APOSTÓLICA
EN FORMA DE “MOTU PROPRIO”

DEL SUMO PONTÍFICE
FRANCISCO

COMO UNA MADRE AMOROSA

Como una madre amorosa, la Iglesia ama a todos sus hijos, pero trata y protege con un afecto muy particular, a los más pequeños e indefensos: se trata de una tarea que el mismo Cristo confió a toda la comunidad cristiana en su conjunto. Consciente de ello, la Iglesia dedica un cuidado vigilante a la protección de los niños y de los adultos vulnerables.

Esa tarea de protección y cuidado compete a toda la Iglesia, pero se debe ejercitar de manera especial a través de sus pastores. Por lo tanto, los Obispos diocesanos, los Eparcas y aquellos que tienen la responsabilidad de una Iglesia particular, deben emplear una diligencia especial en la protección de los más débiles entre las personas que se les encomienden.

El Derecho canónico ya prevé la posibilidad de la remoción del oficio eclesiástico “por razones graves”: esto se refiere también a los Obispos diocesanos, a los Eparcas y a los que son equiparables a ellos por el derecho (cfr can. 193 §1 CIC; can. 975 §1 CCEO). Con la presente Carta pretendo precisar que entre las llamadas “razones graves” esté comrendida la negligencia de los Obispos en el ejercicio de sus funciones, en particular en relación a los casos de abusos sexuales realizados a menores y adultos vulnerables, previstos en el Motu Proprio Sacramentorum Sanctitatis Tutela, promulgado por San Juan Pablo II y enmendado por mi amado predecesor Benedicto XVI. En tales casos se seguirá el siguiente procedimiento:

Artículo 1

§ 1. El Obispo diocesano o el Eparca, o aquel que, aunque de forma temporal, tiene la responsabilidad de una Iglesia particular, o de otra comunidad de fieles equiparable a ella, de conformidad al can. 368 CIC y al can. 313 CCEO, puede ser legítimamente removido de su cargo, si por negligencia, haya cometido u omitido actos que hayan provocado un grave daño a otros, ya sea que se trate de personas físicas, como de una comunidad en su conjunto. El daño puede ser físico, moral, espiritual o patrimonial.

§ 2. El Obispo diocesano o el Eparca puede ser removido sólo si objetivamente ha faltado de forma muy grave a la diligencia que requiere su función pastoral, incluso sin grave culpa moral por parte suya.

§ 3. En el caso que se trate de abuso de menores o adultos vulnerables es suficiente que la falta de diligencia sea grave.

§ 4. Al Obispo diocesano y el Eparca son equiparables los Superiores Mayores de los Institutos religiosos y de las Sociedades de vida apostólica de derecho pontificio.

Artículo 2

§ 1. En todos los casos en los que aparecen serios indicios de cuanto se prevé en el artículo precedente, la competente Congregación de la Curia romana puede iniciar una investigación sobre el asunto, notificando al interesado y dándole la posibilidad de aportar documentos y testimonios.

§ 2. Al Obispo se le dará la oportunidad de defenderse, cosa que podrá hacer con los medios previstos por el derecho. Todas las etapas de la investigación le serán notificadas y siempre tendrá la oportunidad de reunirse con los Superiores de la Congregación. Dicho encuentro, si el Obispo no toma la iniciativa, será propuesto por el propio Dicasterio.

§ 3. Después de los argumentos presentados por el Obispo, la Congregación puede decidir si proceder con una investigación adicional.

Artículo 3

§ 1. Antes de tomar su decisión, la Congregación podrá reunirse, según el caso, con otros Obispos o Eparcas pertenecientes a la Conferencia Episcopal, o al Sínodo de Obispos de la Iglesia sui iuris, de la que forma parte el Obispo o Eparca en cuestión, con el fin de discutir acerca del caso.

§ 2. La Congregación toma sus decisiones reunida en sesión ordinaria.

Artículo 4

En el caso considere oportuna la remoción del Obispo, la Congregación establecerá, en base a las circunstancias del caso, si:

1º. emanar, en el menor tiempo posible, el decreto de remoción;

. exhortar fraternalmente al Obispo a presentar su renuncia en un plazo de 15 días. Si el Obispo no responde dentro del plazo señalado, la Congregación podrá emitir el decreto de remoción.

Artículo 5

La decisión de la Congregación a la que aluden los art. 3-4, debe ser sometida a la aprobación específica del Romano Pontífice, el Cual, antes de tomar una decisión definitiva, será asistido por un apropiado Colegio de juristas, designados a tal propósito.

Todo aquello que he determinado con esta Carta Apostólica dada en forma de Motu Proprio, ordeno que sea aplicado en todas sus partes, a pesar de cualquier circunstancia contraria, aunque sea digna de mención especial, y establezco que sea publicado en el comentario oficial Acta Apostolicae Sedis y promulgado en el periódico “L’Osservatore Romano”, entrando en vigor el 5 de septiembre de 2016.

Dado en el Vaticano, 4 de junio de 2016.

FRANCISCO, PP.


[TEXTO ORIGINAL]
LETTERA APOSTOLICA
IN FORMA DI «MOTU PROPRIO»
DEL SOMMO PONTEFICE
FRANCESCO

COME UNA MADRE AMOREVOLE

Come una madre amorevole la Chiesa ama tutti i suoi figli, ma cura e protegge con un affetto particolarissimo quelli più piccoli e indifesi: si tratta di un compito che Cristo stesso affida a tutta la Comunità cristiana nel suo insieme. Consapevole di ciò, la Chiesa dedica una cura vigilante alla protezione dei bambini e degli adulti vulnerabili.
Tale compito di protezione e di cura spetta alla Chiesa tutta, ma è specialmente attraverso i suoi Pastori che esso deve essere esercitato. Pertanto i Vescovi diocesani, gli Eparchi e coloro che hanno la responsabilità di una Chiesa particolare, devono impiegare una particolare diligenza nel proteggere coloro che sono i più deboli tra le persone loro affidate.
Il Diritto canonico già prevede la possibilità della rimozione dall’ufficio ecclesiastico “per cause gravi”: ciò riguarda anche i Vescovi diocesani, gli Eparchi e coloro che ad essi sono equiparati dal diritto (cfr can. 193 §1 CIC; can. 975 §1 CCEO). Con la presente Lettera intendo precisare che tra le dette “cause gravi” è compresa la negligenza dei Vescovi nell’esercizio del loro ufficio, in particolare relativamente ai casi di abusi sessuali compiuti su minori ed adulti vulnerabili, previsti dal MP Sacramentorum Sanctitatis Tutela promulgato da San Giovanni Paolo II ed emendato dal mio amato predecessore Benedetto XVI. In tali casi si osserverà la seguente procedura.
Art. 1
§ 1. Il Vescovo diocesano o l’Eparca, o colui che, anche se a titolo temporaneo, ha la responsabilità di una Chiesa particolare, o di un’altra comunità di fedeli ad essa equiparata ai sensi del can. 368 CIC e del can. 313 CCEO, può essere legittimamente rimosso dal suo incarico, se abbia, per negligenza, posto od omesso atti che abbiano provocato un danno grave ad altri, sia che si tratti di persone fisiche, sia che si tratti di una comunità nel suo insieme. Il danno può essere fisico, morale, spirituale o patrimoniale.
§ 2. Il Vescovo diocesano o l’Eparca può essere rimosso solamente se egli abbia oggettivamente mancato in maniera molto grave alla diligenza che gli è richiesta dal suo ufficio pastorale, anche senza grave colpa morale da parte sua.
§3. Nel caso si tratti di abusi su minori o su adulti vulnerabili è sufficiente che la mancanza di diligenza sia grave.
§4. Al Vescovo diocesano e all’Eparca sono equiparati i Superiori Maggiori degli Istituti religiosi e delle Società di vita apostolica di diritto pontificio.
Articolo 2
§ 1. In tutti i casi nei quali appaiano seri indizi di quanto previsto dall’articolo precedente, la competente Congregazione della Curia romana può iniziare un’indagine in merito, dandone notizia all’interessato e dandogli la possibilità di produrre documenti e testimonianze.
§2. Al Vescovo sarà data la possibilità di difendersi, cosa che egli potrà fare con i mezzi previsti dal diritto. Tutti i passaggi dell’inchiesta gli saranno comunicati e gli sarà sempre data la possibilità di incontrare i Superiori della Congregazione. Detto incontro, se il Vescovo non ne prende l’iniziativa, sarà proposto dal Dicastero stesso.
§3. In seguito agli argomenti presentati dal Vescovo la Congregazione può decidere un’indagine supplementare.
Articolo 3
§1. Prima di prendere la propria decisione la Congregazione potrà incontrare, secondo l’opportunità, altri Vescovi o Eparchi appartenenti alla Conferenza episcopale, o al Sinodo dei Vescovi della Chiesa sui iuris, della quale fa parte il Vescovo o l’Eparca interessato, al fine di discutere sul caso.
§2. La Congregazione assume le sue determinazioni riunita in Sessione ordinaria.
Articolo 4
Qualora ritenga opportuna la rimozione del Vescovo, la Congregazione stabilirà, in base alle circostanze del caso, se:
1°. dare, nel più breve tempo possibile, il decreto di rimozione;
2°. esortare fraternamente il Vescovo a presentare la sua rinuncia in un termine di 15 giorni. Se il Vescovo non dà la sua risposta nel termine previsto, la Congregazione potrà emettere il decreto di rimozione.
Articolo 5
La decisione della Congregazione di cui agli artt. 3-4 deve essere sottomessa all’approvazione specifica del Romano Pontefice, il Quale, prima di assumere una decisione definitiva, si farà assistere da un apposito Collegio di giuristi, all’uopo designati.
Tutto ciò che ho deliberato con questa Lettera Apostolica data Motu Proprio, ordino che sia osservato in tutte le sue parti, nonostante qualsiasi cosa contraria, anche se degna di particolare menzione, e stabilisco che venga pubblicato nel commentario officiale Acta Apostolicae Sedis e promulgato sul quotidiano “L’Osservatore Romano” entrando in vigore il giorno 5 settembre 2016.
Dal Vaticano, 4 giugno 2016

Francesco P.P.

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